
Franca Ghitti: Altri Alfabeti
Milano, 15/01/2019 Piazza della Scala 6 CS a cura di Cecilia De Carli
Franca Ghitti: Altri Alfabeti Sculture, installazioni e opere su carta
Il composito universo creativo della scultrice Franca Ghitti torna in mostrapresso le prestigiose Gallerie d'Italia, museo di Intesa Sanpaolo a Milano, dal 15 gennaio al 17 febbraio 2019 con una personale a lei dedicata dal titolo "Franca Ghitti: Altri Alfabeti. Sculture, installazioni e opere su carta".
La mostra propone all'interno della Stanza 16 delle Gallerie milanesi un percorso a cura di Cecilia De Carli tutto dedicato all'articolato linguaggio di una delle scultrici più rinomate a livello internazionale, le cui opere arricchiscono importanti collezioni pubbliche e private, tra cui la Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma, i Musei Vaticani e, appunto, le Gallerie d'Italia di Milano. Accanto alle recenti acquisizioni di Vicinia. La tavola degli antenati n.1 (1976) e di un Tondo (1980), possiamo ammirare lavori dalle serie Meridiane e Pagine chiodate, oltre alla Vicinia di Erbanno (1965) e all'imponente installazione Bosco.
Le opere esposte guidano l'osservatore in un itinerario che include creazioni della Ghitti di diverso periodo, dagli anni Sessanta ai Duemila, raccolte sotto l'emblematico titolo "Altri Alfabeti", con cui l'artista ha voluto indicare un nuovo ciclo di opere, pagine di carte e chiodi, realizzato a partire dall'inizio del nuovo millennio e diventato poi rappresentativo dell'intera sua produzione. E così come da lei stessa scritto: «Con Altri Alfabeti mi riferisco a quell'inventario di segni, tacche, nodi, coppelle che ho voluto portare nella mia scultura, consapevole che essi rappresentano una sorta di lingua specifica quasi alternativa all'alfabeto usata da segantini, fabbri, carpentieri, fucinieri, mugnai, pastori e contadini. Lingua perciò atta a delimitare una civiltà non metropolitana, marginale e insieme a indicare una fascia di corrispondenze intercontinentali».
Questi "alfabeti perduti" - per citare uno dei cicli della scultrice - creano quindi un linguaggio universale, che prende spunto da incisioni rupestri, simboli primitivi, oggetti provenienti da un mondo artigiano fatto di legno e ferro; assi lignee, avanzi di segheria, antiche fucine, chiodi, polveri di fusione, scarti di lavorazione delle industrie metallurgiche vanno a comporre le opere di Franca Ghitti, che narrano del forte legame tra l'uomo e il suo territorio, e tra l'artista e la sua terra d'origine, la Valle Camonica, ma non solo. Vi si leggono, infatti, anche le esperienze maturate durante gli anni della formazione a Brera, poi Parigi e Salisburgo, fino all'Africa centro-orientale, dove prende forma la consapevolezza della scultura «come progetto che ricompagina materie, energie e forze vitali», come si legge nel suo Quaderno di lavoro.
Dalle leggende ai dialetti, dagli utensili ai diversi aspetti del lavoro artigianale: tutto questo confluisce nel lavoro della Ghitti e testimonia una civiltà descrivendola con parole "altre" da quelle contenute nei libri. La scultura include quindi un "archivio del territorio", il linguaggio attraverso cui restituire la memoria di una comunità raccontata da tutti questi materiali di scarto e di recupero, che ricordano progetti di lavorazione e sono tracce di una creazione che si è rinnovata per secoli attraverso quelli che l'artista vede come gesti ripetuti.
Una comunità rappresentata nel suo quotidiano dalle Vicinie (fine anni Sessanta e anni Settanta), sagome appena sbozzate solitarie o a gruppi, sospese tra concretezza e apparizione, strette in reticolati di legno accanto a qualche piccolo oggetto o frammento di materia: un popolo che si stringe attorno ai suoi Lari e Penati e alle madie che custodiscono le poche cose preziose per i rispettivi proprietari; e da un ritmo di stratificazione di impronte, tacche, segni e coppelle di siviera nascono lavori come il Bosco (grandi installazioni realizzate sia in legno che in ferro, anni '80-'90), che restituisce l'idea del confine tracciato con tagli sugli alberi oppure della metodica, geometrica e calcolata lavorazione del legno, come avveniva nella segheria di famiglia. Dagli sfridi del ferro prendono forma le Meridiane (anni Ottanta), le quali, posate a terra, definiscono uno spazio concentrico che rimanda alla fucina e rappresentano l'idea dello scorrere del tempo scandito dalla routine del lavoro, che segue il susseguirsi dei giorni e il variare delle stagioni. Da fogli trafitti da una lunga sequenza di chiodi si generano, invece, le Pagine chiodate (1990-2012), i Libri chiodati (2007-2012) e Valigia di cartone, corda e chiodi (2008), che non sono più solo punteggiatura, ma una ferita da cui restare segnati.
Del passato rimane quindi la traccia presente, che permane nel tempo e testimonia il processo del "fare" manuale. Il tutto in Franca Ghitti viene narrato con un linguaggio essenziale e concreto, legato a linee e forme geometriche, in cui si crea un disegno di mappe, una collezione di segni. Quelli della Ghitti sono dunque non solo "altri alfabeti", ma anche "nuovi alfabeti", che nel suo lavoro si ergono a documentazione, informazione, archiviazione di un territorio che l'artista ci restituisce in un linguaggio insieme archetipico e modernissimo.
Cenni biografici. Franca Ghitti (1932-2012) nasce in Valle Camonica. Frequenta le accademie d'arte di Milano, Parigi e Salisburgo e dagli anni Sessanta si dedica alla scultura specializzandosi nell'utilizzo di materiali quali il legno e il ferro.
Tra le principali mostre nazionali e internazionali si ricordano quelle presso: Museo di Palazzo Braschi (Roma), Istituti Italiani di Cultura (Vienna, Budapest, Monaco), New York University (New York), Palazzo Martinengo ed ex chiesa di San Desiderio (Brescia), OK Harris Gallery (New York), Fondazione Bilbao Bizkaia Kutxa (Bilbao), Young Arts Gallery (Vienna), Fortezza da Basso (Firenze), Museo Diocesano (Milano), University of Houston (Houston), Triennale di Milano, Biennale Internazionale di Scultura (Agliè), Castello di Brescia, Museo della Permanente (Milano), École Nationale Supérieure d'Architecture de Paris La Villette (Parigi), Università Bocconi (Milano), Museo d'Arte Contemporanea Manege (San Pietroburgo).
Numerosi gli interventi dell'artista in spazi pubblici e privati; tra i più significativi spiccano: le vetrate per la Chiesa degli Italiani di Nairobi in Kenya; il cancello per il Museo Agricolo del Castello di Brunnenburg (Merano); le opere in ferro per le sedi della Banca Credito Italiano; l'installazione Il segno dell'acqua sul Lago di Iseo; la grande scultura per la Rocca di San Giorgio a Orzinuovi (Brescia). Importante e non ancora esplorato è il suo lavoro con gli architetti.
Il suo percorso artistico è accompagnato da numerose pubblicazioni, per le quali si ricordano le case editrici Scheiwiller, Lucini editore, Electa, Charta ed Edizioni Mazzotta.
Hanno scritto di lei critici e giornalisti di rilievo quali: Giuseppe Appella, Giulio Carlo Argan, Carlo Bertelli, Paolo Biscottini, Rossana Bossaglia, Claudio Cerritelli, Enrico Crispolti, Cecilia De Carli, Raffaele De Grada, Marina De Stasio, Sebastiano Grasso, Flaminio Gualdoni, Fausto Lorenzi, Marco Meneguzzo, Anty Pansera, Pietro Petraroia, Elena Pontiggia, Gianfranco Ravasi, Roberto Sanesi, Vanni Scheiwiller, Francesco Tedeschi.
Fondazione Archivio Franca Ghitti. In seguito alla scomparsa dell'artista, nel 2013 nasce la Fondazione Archivio Franca Ghitti volta alla conservazione, catalogazione e valorizzazione del lavoro della scultrice. Presidente della Fondazione è Maria Luisa Ardizzone, professore alla New York University (NY), così come il Comitato Scientifico è composto da personalità illustri del mondo dell'arte: Cecilia De Carli, professore all'Università Cattolica di Milano; Fausto Lorenzi, critico d'arte e giornalista; Marco Meneguzzo, professore dell'Accademia di Belle Arti di Brera; Margaret Morton, artista, fotografa e professore alla Cooper Union di New York; Elena Pontiggia, professore dell'Accademia di Belle Arti di Brera.
Tra le principali iniziative realizzate dalla Fondazione si ricordano varie pubblicazioni, tra cui la monografia a cura di Elena Pontiggia (Skira, 2016), e le mostre presso: la Biblioteca Sormani di Milano, a cura di Elena Pontiggia; il Museo diocesano di Brescia; il Castello di Sirmione; il Museo di Villa Clerici a Milano; il Museo dell'energia idroelettrica di Valle Camonica; l'Università Cattolica di Milano, a cura di Cecilia De Carli; il Museo d'arte di Mendrisio, a cura di Barbara Paltrenghi Malacrida ed Elena Pontiggia. È in preparazione il catalogo generale dell'artista.
AUGURI!
Francesco M. cell 333 43 58373
Milan, 15/01/2019 Piazza della Scala 6 CS curated by Cecilia De Carli
Franca Ghitti: Other Alphabets Sculptures, installations and works on paper
The composite creative universe of the sculptor Franca Ghitti returns to the prestigious Galleries d'Italia, the museum of Intesa Sanpaolo in Milan, from 15 January to 17 February 2019 with a solo show dedicated to her entitled "Franca Ghitti: Other Alphabets. and works on paper ".
Inside the Room 16 of the Milan Galleries, the exhibition presents a route curated by Cecilia De Carli, all dedicated to the articulated language of one of the most renowned sculptors at an international level, whose works enrich important public and private collections, including the Gallery National Museum of Modern Art in Rome, the Vatican Museums and, in fact, the Gallerie d'Italia in Milan. Next to the recent acquisitions of Vicinia. The table of the ancestors n.1 (1976) and of a Tondo (1980), we can admire works from the Meridiane series and Pages spiked, as well as the Vicinia di Erbanno (1965) and the imposing Bosco installation.
The exhibited works guide the observer on an itinerary that includes Ghitti creations from different periods, from the Sixties to the 2000s, collected under the emblematic title "Other Alphabets", with which the artist wanted to indicate a new cycle of works, pages of cards and nails, made starting from the beginning of the new millennium and then becoming representative of his entire production. And as written by herself: "With Other Alphabets I refer to that inventory of signs, notches, knots, cups I wanted to bring in my sculpture, aware that they represent a sort of specific language almost alternative to the alphabet used by segantini, smiths, carpenters, foremen, millers, shepherds and farmers. Language therefore designed to delimit a non-metropolitan, marginal civilization and to indicate a band of intercontinental correspondences ".
These "lost alphabets" - to quote one of the sculptor's cycles - thus create a universal language, inspired by rock carvings, primitive symbols, objects coming from a craftsman world made of wood and iron; wooden planks, sawmill leftovers, old forges, nails, melting powders, metalworking scraps of the metallurgical industries compose the works of Franca Ghitti, which narrate the strong bond between man and his territory, and between the artist and its homeland, the Valle Camonica, but not only. In fact, we can also read the experiences gained during the years of training in Brera, then Paris and Salzburg, up to Central and Eastern Africa, where the awareness of sculpture takes shape "as a project that recomposes materials, energy and vital forces" , as we read in his workbook.
From legends to dialects, from tools to different aspects of craftsmanship: all this flows into the work of Ghitti and witnesses a civilization describing it with words "other" from those contained in the books. The sculpture therefore includes an "archive of the territory", the language through which to return the memory of a community told by all these waste materials and recovery, which recall work projects and are traces of a creation that has been renewed for centuries through those that the artist sees as repeated gestures.
A community represented in its daily life by the Vicinie (late sixties and seventies), shapes just sketched solitary or in groups, suspended between concreteness and apparition, narrow in wooden reticulates next to some small object or fragment of matter: a people that tightens around his Lari and Penati and the cupboards that hold the few precious things for their owners; and from a stratification of imprints, notches, signs and ladle hatches, works such as the Bosco (large installations realized both in wood and in iron, 80s-90s), which gives back the idea of the boundary with cuts on trees or the methodical, geometric and calculated woodworking, as was the case in the family sawmill. From the scraps of iron take shape the Meridiane (eighties), which, laid on the ground, define a concentric space that refers to the forge and represent the idea of the passage of time marked by the routine of work, which follows the succession of days and the seasons change. From pages pierced by a long sequence of nails are generated, instead, the Pages spiked (1990-2012), the Studded Books (2007-2012) and the cardboard suitcase, rope and nails (2008), which are no longer just punctuation, but a wound from which to remain marked.
The present trace remains of the past, which remains over time and testifies to the process of manual "making". Everything in Franca Ghitti is narrated with an essential and concrete language, linked to lines and geometric shapes, in which a drawing of maps is created, a collection of signs. Those of the Ghitti are therefore not only "other alphabets", but also "new alphabets", which in their work stand up to documentation, information, storage of a territory that the artist returns to us in a language that is both archetypal and very modern.
Biographical notes. Franca Ghitti (1932-2012) was born in Valle Camonica. He attended the art academies of Milan, Paris and Salzburg and from the Sixties he devoted himself to sculpture specializing in the use of materials such as wood and iron.
The main national and international exhibitions include those at: Palazzo Braschi Museum (Rome), Italian Cultural Institutes (Vienna, Budapest, Munich), New York University (New York), Palazzo Martinengo and the former church of San Desiderio (Brescia) ), OK Harris Gallery (New York), Bilbao Bizkaia Kutxa Foundation (Bilbao), Young Arts Gallery (Vienna), Fortezza da Basso (Florence), Diocesan Museum (Milan), University of Houston (Houston), Triennale di Milano, Biennale International Sculpture (Agliè), Brescia Castle, Museo della Permanente (Milan), École Nationale Supérieure d'Architecture de Paris La Villette (Paris), Bocconi University (Milan), Manege Museum of Contemporary Art (St. Petersburg).
Numerous artist's interventions in public and private spaces; among the most significant stand out: the stained glass windows for the Church of the Italians of Nairobi in Kenya; the gate to the Brunnenburg Castle Agricultural Museum (Merano); the iron works for the offices of Banca Credito Italiano; the installation The sign of water on Lake Iseo; the great sculpture for the Rocca di San Giorgio in Orzinuovi (Brescia). His work with architects is important and not explored yet.
His artistic career is accompanied by numerous publications, which include the publishing houses Scheiwiller, Lucini publisher, Electa, Charta and Edizioni Mazzotta.
Critics and prominent journalists have written about her: Giuseppe Appella, Giulio Carlo Argan, Carlo Bertelli, Paolo Biscottini, Rossana Bossaglia, Claudio Cerritelli, Enrico Crispolti, Cecilia De Carli, Raffaele De Grada, Marina De Stasio, Sebastiano Grasso, Flaminio Gualdoni , Fausto Lorenzi, Marco Meneguzzo, Anty Pansera, Pietro Petraroia, Elena Pontiggia, Gianfranco Ravasi, Roberto Sanesi, Vanni Scheiwiller, Francesco Tedeschi.
Archivio Franca Ghitti Foundation. Following the death of the artist, in 2013 the Archivio Franca Ghitti Foundation was born, aimed at preserving, cataloging and enhancing the work of the sculptor. The President of the Foundation is Maria Luisa Ardizzone, a professor at New York University (NY), just as the Scientific Committee is made up of famous personalities from the art world: Cecilia De Carli, professor at the Catholic University of Milan; Fausto Lorenzi, art critic and journalist; Marco Meneguzzo, professor of the Brera Academy of Fine Arts; Margaret Morton, artist, photographer and professor at the Cooper Union of New York; Elena Pontiggia, professor of the Brera Academy of Fine Arts.
Among the main initiatives carried out by the Foundation are various publications, including the monograph edited by Elena Pontiggia (Skira, 2016), and the exhibitions at: the Sormani Library in Milan, curated by Elena Pontiggia; the Diocesan Museum of Brescia; the Castle of Sirmione; the Museum of Villa Clerici in Milan; the Valle Camonica hydroelectric power museum; the Catholic University of Milan, curated by Cecilia De Carli; the Mendrisio Museum of Art, curated by Barbara Paltrenghi Malacrida and Elena Pontiggia. The general catalog of the artist is in preparation.
BEST WISHES!
Francesco M. cell 333 43 58373